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03/05/2010

La stupidità umana

Filed under: Scritti — Daniele @ 10:12 am

Si sa che la stupidità umana e non il buon senso, è ciò che è al mondo più diffuso.
La nostra epoca è poi quella che sembra abbondare più di ogni altra di persone idiote e questo per almeno tre ragioni. Innanzitutto l’aumento della popolazione genera in proporzione un aumento di persone cretine; in secondo luogo la maggior diffusione delle conoscenze ci permette di individuare con maggior sicurezza l’idiota tra noi; in terzo luogo l’ormai diffusa e consolidata pratica delle democrazia permette sempre di più a persone stupide di avere un potere e una visibilità mai prima conosciute.
Insuperato rimane, a tale riguardo, lo studio di Cipolla e l’individuazione delle leggi della stupidità umana. Ricordiamo le sue tesi: gli uomini si distinguono in uomini intelligenti (quelli che producono del bene a se e agli altri), in banditi (quelli che producono del bene a sé e del male a gli altri) e gli stupidi (quelli che producono del male a sé e agli altri). La terza categoria è di gran lunga la più numerosa ed imprevedibile: la logica seguita dallo stupido è incomprensibile dalla persona intelligente che non sarà mai in grado di prevederne e prevenirne le nefaste azioni.
Ciò che maggiormente ci colpisce, però, se poniamo attenzione alla nostra situazione contemporanea, sono alcuni corollari: “i grandi personaggi carismatici/demagoghi moltiplicano/attirano gli stupidi trasformandoli da cittadini pacifici in masse assatanate “quando la maggior parte di una società è stupida allora la prevalenza del cretino diventa dominante ed inguaribile.
E dunque le tesi conclusive:
1) gli stupidi danneggiano l’intera società
2) gli stupidi al potere fanno più danni degli altri.
3) gli stupidi democratici usano le elezioni per mantenere alta la percentuale di stupidi al potere.
4) gli stupidi sono più pericolosi dei banditi perché le persone ragionevoli possono capire la logica dei banditi.
5) i ragionevoli sono vulnerabili dagli stupidi perché:
– generalmente vengono sorpresi dall’attacco
– non riescono ad organizzare una difesa razionale perché l’attacco non ha alcuna struttura razionale.
Perché dobbiamo ritenerci ancora più preoccupati oggi?
A parte il numero crescente degli stupidi in circolazione, proporzionale alla crescita delle popolazione, il progresso tecnologico cui assistiamo è tale da poter far crescere in modo esponenziale sia il numero degli individui idioti sia il loro potere e pertanto la loro capacità di recare danno agli altri. Un individuo vive, fin dai suoi primi istanti, immerso in un mondo tecnologizzato. Impara sin dai primi suoi passi ad usare strumenti e forme di comunicazione tecnologiche di cui ignora totalmente il funzionamento. Un bambino che in prima elementare impara la logica della costruzione di un triangolo attraverso lo spostamento virtuale su un computer di tre rette colorate è un bambino che avrà sviluppato una velocità mentale e una elevata coordinazione occhio cervello, ma che avrà perduto totalmente l’uso creativo della manualità e la coordinazione tra mano e cervello. Quel bambino crescerà con una capacità di sottomissione intellettuale, abilissimo nelle risposte agli stimoli virtuali precostituiti da una logica superiore ma totalmente inadatto a escogitare da solo domande sul senso e sul significato di ogni processo che compie. Pronto per essere inserito nel mondo del lavoro, per essere un buon consumatore e un buon telespettatore. Ma è un destino, purtroppo, che ci sta coinvolgendo sempre più. Fino a qualche decennio fa l’umanità occidentale possedeva un livello tecnico scientifico che procurava agi e comodità, ma di cui si era ancora padroni, in quanto si comprendevano e si conoscevano gli strumenti usati. L’uomo sapeva com’era costruita la casa in cui abitava, perché la lampada a petrolio faceva luce. Se andava da un medico comprendeva i termini che usava e anche il senso delle diagnosi che faceva. Conosceva i principi di coltivazione e il funzionamento degli strumenti tecnologici che usava: l’orologio, l’aratro, il trattore, ed anche il motore a scoppio e il telefono. Il sapere era depositato come un tesoro e tramandato come un’eredità preziosa di generazione in generazione. Gli anziani godevano per questo di grande considerazione e stima in ogni strato sociale. “Dai miei vecchi ho imparato che gli alberi da frutta si potano così. Se faccio in questo modo, come facevano mio padre e mio nonno, l’albicocco, se Dio vuole, farà frutti”.
Ma che cosa ce ne facciamo di un tal sapere oggi? Nel mondo cibernetico, robotico, computerizzato, una persona di quarant’anni deve imparare da una di venti. Non c’è deposito di sapere. Ma consumo: il sapere si consuma e si deve consumare come una saponetta. Tutti noi usiamo il computer. Sto scrivendo in questo momento con un programma di video scrittura. Ma come funziona il mio computer? Secondo quale principi agiscono il mio hardware e il mio software? Non serve saperlo. Non abbiamo tempo. Non è utile. È assurdo. Ci preoccupiamo dei virus informatici. Ma come funzionano?Tutti noi sappiamo cos’è il PIL. Ma come si calcola? Sappiamo cos’è un sms, ma come funzionano? E i dvd? Il microoonde?
Non servono simili domande. Ci basta un buon manuale di istruzione che ci permetta di agire nel minor tempo possibile.
Faremo così anche con gli organismi geneticamente modificati? Con le tecniche di fecondazione artificiale? Di clonazione?
“Idioti abbastanza preparati” è la definizione proposta da Fernando Savater.
“O per abbreviare, sia pure in modo un pochino idiota: I.A.P. Uso il termine «idiota» nell’accezione più aderente alla sua etimologia greca: persona carente di interesse civico e della capacità di esplicare le attribuzioni del cittadino.
In uno dei suoi ultimi libri, il venerabile John Kenneth Galbraith assicura, con cognizione di causa, che «tutte le democrazie attuali vivono nel timore permanente dell’influenza degli ignoranti».
Sono convinto che, per «ignoranti», egli non intenda le persone che non conoscono l’ubicazione geografica di Tegucigalpa o non sanno chi fosse il padre di Chindasvinto, perché in questo senso saremmo tutti piuttosto ignoranti (per questo genere di carenze ci sono le enciclopedie o le banche dati).
Gli ignoranti di Galbraith, quelli che io chiamo «idioti», non sono tanto inadeguati accademicamente quanto malformati civicamente: non sanno esprimersi in modo pertinente su questioni di tipo sociale, non comprendono le domande degli altri per quanto intelligibilmente formulate, non sono capaci di discernere in un discorso politico quello che ha sostanza cerebrale e quello che è mera oratoria demagogica, non percepiscono i valori che vanno condivisi e quelli dai quali è invece lecito – e talvolta doveroso – ribellarsi.
Intellettualmente restano sempre dei parassiti o, peggio, dei predatori”.
L’ignoranza, l’inesperienza, l’errore non sono la stupidità. La stupidità consiste nella sufficienza, nel dogmatismo, nell’impostura delle nostre conclusioni, nel cinismo che accompagna le nostre scelte sbagliate, nell’arroganza di chi celebra la propria incapacità e la propria ignoranza. La stupidità porta gli uomini a glorificare tutto quello che passivamente si approva, a rendere omaggio alla mediocrità, bandendo come pericolosa e sciocca l’originalità e autonomia di pensiero.
Non solo stupidi, allora, perché incapaci di operare scelte razionali e moralmente deliberate rispetto ad un obiettivo posto come bene singolare e collettivo – ma anche idioti perché eleviamo questo nostro stato a valore assoluto.
Siamo al punto di costituire una nuova ripartizione, non solo sociale ma antropologica: da una parte una stretta élite di specialisti – domini rationales – dall’altra una massa di ignoranti – servi rationales. Ma questa nuova massa di schiavi, necessario specchio complementare dei nuovi padroni, non ha progetti di rivolta, né sensi di colpa da sublimare. Contenta di sé e del suo stato, innalza i falsi sentimenti e la falsa commozione a valori assoluti.
Ecco a voi il mondo degli idioti sentimentali.
Non è idiota provare sentimenti: un sentimento, per definizione è un moto che nasce indipendentemente dalla nostra volontà, se non, talvolta, contro la nostra volontà. È idiota innalzare il sentimento a valore: non proviamo sentimenti, vogliamo “sentire” e in questo modo il sentimento diventa un’imitazione del sentimento, solo una sua rappresentazione da ostentare e di cui vantarci. Non è un caso che l’idiota sia sentimentalmente isterico.
Come nuovi Narcisi ci specchiano e adoriamo l’immagine dei nostri sentimenti negli specchi in cui essi si riflettono. Come isterici piangiamo alla TV di fronte alla ripetizione dei “carramba che sorpresa”, o dei “c’è posta per te”, litighiamo, soffriamo, sorridiamo con “i tempi moderni” con “tra moglie marito”, o con i “grandi fratelli” o i “survivors”.
Tutte storie vere, non perché realmente accadute: vere perché rappresentate.
Amiamo e crediamo nella spettacolirzzazione dell’immagine dei fatti, mentre non ci interessano minimamente i fatti (per questo adoriamo le cartine geografiche con i progetti delle grandi opere dei candidati politici, i fondali azzurrino rassicuranti dei loro comizi e la falsa claque di ragazzi e ragazze modello selezionati, curati, pettinati, vestiti e addestrati all’applauso).
E’ l’illusione che cerchiamo non la realtà. Anche nel momento in cui cerchiamo di colmare l’abisso di vuoto spirituale che ci concerne con illusioni di libertà o di assoluto che diano senso e significato al nostro destino di schiavi. Adoriamo nuove divinità, “angeli a buon mercato” custodi degli idioti. Poco importa se nei rotocalchi o nei programmi televisivi vengono definiti come “pratiche New Age”, si tratta comunque di esercizi di spiritualità perfettamente compatibili con l’universo Mac Donald’s, quelle forme apparenti di salvezza interiore ricercate nell’anima e nel corpo dagli idioti: manager, uomini e donne in carriera, impiegati, liberi professionisti, casalinghe, l’insieme cioè delle differenti forme della moltitudine di uomini e donne produttivi per l’era della tecnologia e del disincanto, che praticano Yoga, tre volte la settimana dalle sette alle otto, o ribirthing, o meditazione orientale, ogni prima domenica del mese. Consumatori quotidiani dei prodotti degli ipermercati integrati con quelli delle erboristerie – supermercati della salute e della salvezza. Sani isterici che si curano con i fiori di Bach, con l’aromaterapia, la cromoterapia a seconda delle ultime indicazioni dei giornali specializzati. Perché c’è una specializzazione anche nell’idiozia.
Questo mondo degli idioti non crede affatto nella presenza di entità divine provvidenziali, ma rimane affascinato dalle immagini televisive che propongono presunti spettacolari interventi di angeli, sempre “all’ultimo minuto”, secondo la logica del genere. È un mondo che fa finta di credere che la vita che viviamo abbia ancora margini per la presenza di un soprannaturale che possa incidere e modificare il corso del nostro destino più del WTO, del FMI o della Monsanto.
Fabrizio Meni

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