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31/05/2010

Etica Minima. Scritti quasi corsari sull’anomalia italiana

Filed under: Scritti — Daniele @ 7:55 am

Il nuovo saggio del filosofo Pier Aldo Rovati

Brano tratto dalla prefazione del libro Etica Minima. Scritti quasi corsari sull’anomalia italiana

Prendiamo cinquanta scene dalla cronaca italiana degli ultimi tempi: dal caso Eluana, che ha suscitato un’emozione nazionale e un dibattito acceso sulla vita e la morte, fino alla “battaglia” di Rosarno, scoppio di una contraddittoria e ormai conclamata xenofobia, su cui è subito sceso il silenzio, forse anche perché quella battaglia l’abbiamo persa tutti. E fino al fango della corruzione legata agli appalti della Protezione civile, una gelatina fangosa che sembra insinuarsi dappertutto. (. . .)
Sono indizi, grandi e piccoli, locali e globali, di un comportamento della società e degli individui, del governo e dei governati; segnali che ho selezionato, di volta in volta, allo scopo di costruire un concreto fondale dell'”anomalia” in cui ci troviamo a vivere e nella quale si mescolano il pubblico e il privato, e la realtà delle cose appare imbevuta di finzione, come se non fossimo più in grado di districarci da una narrazione “televisiva”, certo più drammatica che divertente, e avessimo così, perduto il bandolo delle nostre esistenze.
La verità, ecco il punto. Come possiamo praticarla in questa situazione? L'”etica minima”, come la chiamo, altro non è che la soglia di resistenza, il livello di sopportazione sotto il quale non possiamo scendere, non tanto e non solo come uomini e donne, ma in quanto cittadini che hanno diritti e la cui soggettività sociale non può essere compressa oltre un certo limite. Non è il lamento del pessimismo che mi interessa, ma l’esercizio quotidiano della critica e l’obiettivo che esso può raggiungere, cioè l’affermazione della ragionevolezza: la possibilità di praticare ancora la verità, anzi soprattutto ora, nonostante il sipario sembri ormai calato su questa pratica.
Vorrei intanto dichiarare alcune somiglianze di famiglia. L’etica minima è figlia del pensiero debole. Ne eredita soprattutto l’idea che la verità vada disarmata, spogliata dalla sua pretesa assolutistica e da tutti gli effetti di potere che questa pretesa produce. Compresa la presunta verità della morale che spesso sale in cattedra pretendendo di dettare le condotte, ma che di fatto si allontana dalla loro concretezza allo scopo di governarle. E servendosi di una serie di dispositivi (paura, allarme, panico) che immobilizzano le coscienze e i corpi. Così, l’impalpabilità del pensiero debole (roba da filosofi!) svanisce: l’etica minima si pianta nella concretezza del fare, e uno stile di vita, un’organizzazione della propria esistenza. E’ tutta piegata sul particolare e sulle singolarità. Non ha alcun interesse a stare a civettare con la filosofia. E’ una politica della soggettività.
Un’altra importante affinità di famiglia avvicina l’etica minima agli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini (…). L’anomalia italiana è diventata un continuo cortocircuito fra “realtà” e “reality” (e Pasolini aveva pure intravisto la deriva “televisiva” che stava prendendo). E la politica che ci governa è diventata una “psicopolitica” che gestisce, oltre che i corpi, le nostre stesse emozioni. Non è solo il governo della paura e grazie alla paura, ma la pratica del consenso attraverso i media, attraverso un’ ambivalenza tra realtà e finzione, appunto quel cortocircuito, che produce, quasi ogni giorno, un’altalena emotiva fra ciò che va male e ciò che va bene, tra il clima di odio (complotti ovunque) e l’annuncio del migliore dei mondi (il terremoto e la crisi ormai alle spalle).
Ogni tanto questa colla si sbriciola un poco e si rivela per quella ideologia che è. Ma una collosità diffusa continua a pervadere ogni cosa, immobilizzando i corpi e le anime di ciascuno in uno stato di torpore da cui nessuno è immune e che tutti, in diversa misura, contribuiamo ad alimentare. Prevale così il cinismo generale della furbizia e dell’egoismo degli interessi. Chi lo nega è un ingenuo, e nessuno in questa società avvolgente e collosa si sentirebbe di sventolare una bandiera così poco promettente. E poiché il corto circuito fra realtà e reality si raddoppia in un altro cortocircuito assai poco virtuoso, quello tra il pubblico e il privato, i potenti cercano di salvarsi con la favola del gossip, e i meno potenti qualche volta soccombono dentro i cosiddetti scandali. Tutti gli altri guardano stupiti, ma nessuno sa come trattare tale mescolanza se non riducendola al luogo comune di una privacy “sacra” cui nessuno, però, crede davvero.

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