“Artista: suona più come un titolo che come descrizione di un lavoro. E’ una parola che detiene ancora un considerevole rispetto. La gente la associa a splendore e miseria, alla ricerca della libertà e ad in’inspiegabile indipendenza. Sembra che gli artisti conducano vite avventurose, che precorrano i tempi, creino le opere più nobili di tutti gli esseri umani e che il loro intrepido coraggio fomenti le incomprensioni dei filistei e le persecuzioni dei dittatori. Gli artisti sono gli unici creatori, i geni incontestati, la loro fama e quella delle loro opere deriva direttamente dal talento ricevuto in dono da Dio. La passione devota che mettono nel loro lavoro è frutto dell’intuizione e dell’intelligenza che possiedono per conto dell’intera umanità. Sono sempre progressisti e interessati alle cause sociali, sempre dalla parte dei deboli ma, ricchi o poveri che siano, vivono sempre in una posizione privilegiata. E’ incredibile che chiunque preferisca fare l’artista piuttosto che affrontare la vergogna di un lavoro normale. Ma l’immagine dell’artista prima o poi verrà ridimensionata, non appena la società comprenderà quanto è facile fare l’artista, mettere (o togliere) su una tela qualcosa che non tutti riescono a capire e quindi non possono criticare. Quanto è semplice darsi un tono, recitare una parte che si fa gioco di tutti, persino di se stessi. Ma prima o poi, essere definiti artista farà venire la nausea”.
(Tratto dal libro di Gerhard Richter, La pratica quotidiana della pittura di Hans Ulrich Obrist, ed. Postmedia Books)
11/05/2010
Diffidate dei miti mediocri
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